vita e dintorni
giovedì 15 settembre 2016
La pelle non dimentica: Pelle nuda di Loretta Fusco
La pelle non dimentica: Pelle nuda di Loretta Fusco: “Non rinunciare mai, Catherine. Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità. Ma non aspettarti la vi...
domenica 12 luglio 2015
LA PARTIGIANA CARNICA "MIRA"
Epoca dei fatti: 1944 - 1945
Quando salii sui monti per consultarmi con mio fratello sul da farsi, sentivo sul collo l’alito dei tedeschi che mi tenevano d’occhio da quando mi avevano vista reagire infuriata davanti ai poveri resti del giovane morto, esposto come monito su un carro in piazza a Tolmezzo.
Non sapevo ancora, o forse sì che sarei ridiscesa diversa, e non perchè il comandante ZanZan mi fece capire che avrebbero dovuto uccidermi per impedirmi di parlare conoscendo bene i metodi persuasivi dei tedeschi.
Realizzai in quei momenti che volevo servire alla causa, liberare la mia terra dal nemico e non esitai neppure un attimo a considerare la mia adesione, seppur forzata, un dovere e una missione.
E così che nacque la partigiana Mira.
Il dott. Aulo Magrini è morto da poco. Ci serve un’infermiera mi fu detto e tu fai al caso nostro.
Iniziò allora la mia militanza e la realtà superò spesso l’immaginazione.
Le prove che affrontai furono tutte all’insegna del rischio, della fatica, delle privazioni e del dolore per le tante morti tra i compagni e la popolazione, disseminate lungo il cammino.
Non ero preparata perché non puoi mai prepararti alle atrocità della guerra ma ero determinata a fare la mia parte e quando mi mandarono ad Ampezzo a fare il corso di infermiera presso il dott. Zagolin, medico e combattente, mi prodigai allo spasimo per accelerare i tempi della mia formazione.
Una volta pronta, quante volte intervenni non solo per curare ma per confortare, accarezzare...
Portare avanti la la lotta significò rischiare la vita ogni giorno, sopportare il freddo, il caldo, affrontare la neve e il vento lungo i sentieri impervi di montagna, spesso con i morsi della fame che toglievano le forze ma mai perdemmo di vista l’obiettivo e usammo tutte le strategie possibili per ostacolare i tedeschi e liberarci dall’oppressore.
Chiudo gli occhi e rivedo le tante operazioni che ci videro vittoriosi sul nemico ma anche i tanti momenti difficili in cui mi trovai direttamente protagonista come quando dopo un attacco da parte dei tedeschi al paese di Casanova trovai il coraggio di entrare in quell’inferno di ferro e di fuoco e pur ferita ad una gamba riuscii a salvare diverse persone.
Ebbi momenti di smarrimento come quando allo stremo delle forze affondai il volto nel pelo morbido di un agnellino cercando attraverso il calore del suo corpo di scaldare anche il cuore o come quando davanti alla devastazione dei crocefissi della chiesa di Forni di Sotto con le ostie consacrate sparse per terra, ne presi una in bocca chiedendo a Dio di perdonare coloro che avevano fatto quel gesto blasfemo.
Ci aspettavano giorni e mesi concitati, i tedeschi divennero sempre più bellicosi, vista la cattiva piega che stavano prendendo gli eventi.
Passai molti mesi assieme al comandante Barba Toni, il mio comandante al quale mi legava una forte stima e un delicatissimo, corrisposto sentimento amoroso destinato però a rimanere un bel ricordo di condivisione e di lotta.
I continui spostamenti tra le malghe di montagna sfavoriti dalla rigidità invernale, la fame,il freddo ma anche la solidarietà tra compagni, l’allegria che nasceva spontanea nei brevi ma intensi momenti in cui potevamo mettere qualcosa sotto i denti, sono fotogrammi impressi nella memoria per rimanervi per sempre.
Arrivò il momento dei cosacchi, tra Cadunea e Cedarchis si passava col passaporto ma sprezzante del pericolo mi spostavo spesso tra i due paesi e Tolmezzo per portare e ricevere ordini dai nostri informatori.
Caduto Hitler iniziò la ritirata dei tedeschi e dei cosacchi ma non fu indolore, perdemmo dei compagni proprio a un passo dalla Liberazione.
L’orrore che mi accompagnò in quegli anni fu mitigato dalla consapevolezza di aver avuto un compito da assolvere e che aver combattuto per una giusta causa ed essere riuscita a salvare anche soltanto una vita umana era il giusto premio che valeva anche il sacrificio della mia vita.
Libera interpretazione di Loretta Fusco delle memorie di Lucia Cella, la Partigiana Mira dal libro:
“Mira” Sui monti la libertà a cura di Ferruccio Tassin
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martedì 22 aprile 2014
CANTO D'AMORE
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Non so con che dirlo, perché
ancora non si è creata la parola mia.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Eternità
L’accostamento col grande poeta
spagnolo Jménez è solo un mezzo per inserire il mio Canto d’amore in un
contesto armonico dove la poesia di questo grande autore del quale riporto due
liriche espande le sue atmosfere e incanta il lettore per la bellezza dei
versi.
Nella prima viene cantato
l’amore per Zenobia, sua moglie, amore durato una vita che rappresenta la
spinta a liberarlo dall’incubo della morte e dalla coscienza del nulla terreno
attraverso l’oggettivazione che fa di se stesso,aspirando all’eternità.
Quando mentre dormi, mi chino
sulla tua anima,
e ascolto, col mio orecchio
sul tuo petto nudo,
il tuo cuore, tranquillo, mi
sembra
di cogliere, nel suo battito
profondo,
il segreto del centro
del mondo.
Mi sembra
Che legioni d’angeli,
su cavalli celesti
…………………….
Vengano per te, da lontano,
a portarmi, nel tuo sogno,
il segreto del centro
del ciel
La seconda è una struggente
elegia d’amore in cui il poeta, in una fase di passaggio tra sogno e
realtà, è alla ricerca della verità che non gli si svela ancora nella sua
completezza.
Ti riconobbi, perché
guardando l’orma
del tuo piede sul sentiero,
sentii dolore al cuore che tu
calpestasti
corsi follemente; cercai per
tutto il giorno,
come un cane senza padrone.
…Te n’eri già andata! E il
tuo piede calpestava
il mio cuore, in una fuga
senza fine,
come se quello fosse il
cammino
che ti portava via per
sempre…
John William Waterhouse - Windflowers
Canto d’amore
Dopo di te nessuno
potrà fermare il tempo
perché io possa guardare indietro
e incontrarti sul mio cammino.
Dopo di te nessuno
potrà far sua la carezza del vento
e scompigliare i miei capelli
respirandone il profumo.
Dopo di te nessuno
potrà portarmi
lungo sentieri inesplorati
nell’abbandono fiducioso.
Dopo di te nessuno
potrà darmi la gioiosità
dei rituali bambini
nel segreto che ci univa.
Dopo di te nessuno
potrà far ridere il mio cuore
i miei occhi, il mio viso
e illuminarlo di tanta luce.
Oltre a te nessuno
Riuscirà a riempire
quel vuoto dell’anima
Che toglie il respiro.
loretta
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